Il respiro delle piante
Il respiro delle piante richiama quel grande processo naturale che fin dalla notte dei tempi ha animato e continua ad animare il mondo.
E’ risaputo, infatti, che le piante rappresentano la condizione di possibilità per vivere e abitare il mondo, eppure nelle città sono considerate come futili oggetti della decorazione urbana, mentre nelle periferie le ritroviamo con naturalezza solo negli spazi indecisi o abbandonati e spesso arredano i cigli stradali con stravaganti mixed borders. Nei giardini sono spesso utilizzate come semplici ornamenti, mentre nei campi coltivati sono cacciate via come ospiti indesiderati (malerbe).
Quello delle piante si direbbe uno strano destino, perché se da una parte è grazie a loro che il mondo è diventato il respiro dei viventi, dall’altra sono sempre più disprezzate dal pensiero contemporaneo, che ha smesso di contemplare la natura. Eppure, per la filosofia più antica la natura era il principale oggetto del pensiero, perché si aveva la consapevolezza che solo di fronte al mondo naturale l’uomo ha la possibilità di pensare veramente.
Secondo E.Coccia* sono le nostre ultime divinità, perché il mondo così come lo conosciamo e abitiamo è letteralmente prodotto dalle piante e sono loro a mantenerlo in vita. E’ grazie alle piante, infatti, che il nostro pianeta è passato da una sfera in cui la vita era un fatto marginale, a un complesso aggregato di molteplici forme di vita. La fotosintesi ha permesso di costruire forme via via sempre più complesse, ed è grazie all’ossigeno prodotto con la fotosintesi che il respiro delle piante ha trasformato l’atmosfera nel primo vero e proprio ambiente di vita, cambiando la topografia del mondo e rendendo la terra vivibile e abitabile.
Il mondo è diventato un giardino perché le piante lo hanno letteralmente prodotto e coltivato. Sono loro i veri giardinieri del nostro mondo, perché il mondo nella sua totalità non è altro che la sede della loro incessante attività di giardinaggio. Le piante, quindi, non sono solo una delle componenti più diffuse del pianeta, ma rappresentano anche quella forza naturale che non ha mai smesso di modellare il volto del nostro pianeta. Per questo le possiamo considerare come un immenso esercito di giardinieri e paesaggisti, che con la loro forza cosmogonica hanno messo in scena il mondo in quel grande teatro naturale che chiamiamo paesaggio.
* (Emanuele Coccia, La vita delle piante.Metafisica della mescolanza. Ed. Il Mulino, 2018)