La grazia metonimica del frammento
In questo “brano di natura” ciò che ha destato interesse allo sguardo paesaggista non è tanto il principium individuationis del botanico, che ne svuota subito il mistero, rubricando frettolosamente la situazione come una gariga a Euphorbia spinosa (con asfodeli e gramine mediterranee); quanto invece la sua elementare apparenza che, in un contesto caratterizzato dalla mescolanza di elementi eterogenei, tende a sospendere la funzione attributiva del linguaggio per sentire la “neutra voce incitativa dell’esteriorità” che libera tutta la grazia metonimica del frammento.
Va precisato che per i manuali di retorica la metonimia è una figura fondata sulla contiguità, una figura che a livello paesaggistico può spiegare meglio di altre figure la condizione strutturale del territorio locale, legata non solo alla dispersione insediativa, ma anche a quella dei residui naturali. Il metonimico in questi casi va inteso come un principio organizzativo fondato sulla giustapposizione che trova la sua coerenza nei “rapporti senza più alcun rapporto”.
E’ il più orizzontale e il meno saldo dei rapporti possibili, pertanto altamente instabile. Il frammento, il suo essere accanto, in contrasto con ogni forma di inclusione o subordinazione, trova nel metonimico un’organizzazione che non compone, ma giustappone, lasciando esterni gli uni e gli altri termini che entrano in relazione.
L’attribuzione nominale in questi casi perde ogni significato, perché lo statuto del frammento non è sineddochico (la parte per il tutto) ma, appunto, metonimico, perché rinvia alla frammentazione di una realtà preesistente. La sua struttura formale manifesta quindi una inevitabile tendenza all’ordine paratattico, il che consente di osservare una gariga nei suoi riflessi stilistici concreti, dove la giustapposizione e l’interruzione del frammento si impongono rompendo i nessi di coordinazione.
Questo, in sintesi, ci dice che una gariga, dispersa nelle maglie del periurbano, in una campagna indecisa e in stato di abbandono, più che un valore prettamente botanico ne assume uno di ordine superiore, i cui canoni stilistici ci permettono di dire che in questi casi, la gariga in questione, è la manifestazione sensibile di un atto poetico involontario!