La natura atmosferica del paesaggio
Possiamo pensare il paesaggio come una condizione atmosferica del pensiero, che può sorgere in ogni momento e in ogni luogo, all’improvviso.
E’ una filosofia dello sguardo che contempla il mondo e può avere a che fare con la dolcezza di una giornata di primavera, con la luce del mattino o con il vento fresco che soffia in una giornata estiva, come pure con l’odore della terra umida dopo la pioggia o con l’inquieto minuetto cromatico disegnato in volo dalle ali di una farfalla.
In questa filosofia non ritroviamo mai la linearità di un pensiero che separa gli oggetti per poterli distinguere e attribuire loro un’identità, ma ritroviamo ciò che potremmo definire una meteorologia del pensiero consacrato alla bellezza dei fenomeni naturali, alla loro mescolanza e spontaneità.
Il paesaggio non può essere pensato come una composizione di elementi giustapposti, ma come il risultato di una delicata mescolanza di forme che scaturiscono dall’incontro di più fattori appartenenti a ordini differenti. La sua natura atmosferica ha a che fare con l’eterno movimento della vita e con la sua continua trasformazione.
La filosofia del paesaggio presuppone un certo clima del pensiero, una visione atmosferica dei luoghi, perché la sua natura è legata alla configurazione instabile dei fenomeni naturali, alla loro modificazione contingente, alla manifestazione della loro potenza e anche alla influenza che questi fattori esercitano continuamente su di noi come stati di affezione.
Quella del paesaggio è una natura che cambia aspetto a seconda della disposizione e mescolanza degli elementi naturali. La luce, il vento, la pioggia cambiano continuamente il volto di un luogo che non può essere definito dall’ordine dei suoi elementi, ma dal clima delle influenze reciproche che avvertiamo percettivamente in una visione atmosferica.
L’atmosfera di un paesaggio è un sentimento diffuso nello spazio, che avvertiamo sempre come vincolato a una certa situazione. E’ una qualità pervasiva che trasforma l’atto percettivo in un momento affettivo che ci tocca da vicino, generando in noi quella sensazione che incitando lo sguardo avvertiamo come un’influenza emozionale.
Pensare il mondo e il paesaggio come realtà atmosferica, significa declinare l’essere secondo forme e modi che la filosofia e la scienza hanno in qualche modo ostacolato. In questa dimensione le categorie dell’essere e dell’apparire perdono i loro contorni abituali, perché le atmosfere sono per lo più eventi e non cose, in cui azione ed effetto coincidono.
Parlare di paesaggio come atmosfera di uno spazio emozionale permette di passare dal piano della costruzione concettuale a quella, più concreta, di un’esperienza vissuta, di cui è difficile negare l’evidenza.
Il mondo, cosi come ce lo fa apparire il paesaggio, è una realtà animata dal respiro dei viventi.