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La scrittura dei luoghi

Paragonare la leggibilità dei luoghi a quella di un testo scritto, significa che la loro intelligibilità presuppone una sintassi e regole grammaticali che rendono esplicito come senso il loro contenuto semantico. Ciò significa, anche, che la lettura dei luoghi si presta a un’interpretazione plurale delle forme paesaggistiche, in funzione dei modelli percettivi e dei codici culturali che ognuno di noi usa quando contempla un luogo come paesaggio.

Ogni luogo, come un testo, può essere considerato un’opera che ammette diversi livelli di lettura; e se la sua leggibilità dipende dalla sintassi, ovvero dal rapporto dei singoli elementi componenti che esplicitano le funzioni della frase o del fraseggio, l’illeggibilità può dipendere dalla scarsa qualità del testo o dalla sua inaccessibilità o incomprensione. Ciò significa che la qualità dei luoghi dipende anche e soprattutto dal modo in cui il testo è stato scritto. E se per scrittura intendiamo metaforicamente l’atto che porta alla figurazione o ambientazione dei luoghi come spazi narrativi, questo aspetto ci porta a pensare il territorio come una grande invenzione letteraria, ovvero come la più grande Opera corale che l’umanità abbia mai scritto sulla terra.

Di questa immensa opera letteraria, i paesi, le campagne o il giardino, possono essere pensati come origine di veri e propri generi letterari, coltivati per affinare l’arte figurativa, o come espressione di un linguaggio teso a definire nel tempo il nostro rapporto con il mondo.

Questa analogia tra struttura narrativa dei luoghi e lettura-scrittura di un testo, pone oggi un problema genuinamente filosofico sui limiti espressivi del linguaggio e sugli espedienti necessari per venire a capo del nostro rapporto con i luoghi e più in generale con il mondo. Nei tempi moderni, questo problema sembra legato a tutta una serie di “scritture a perdere” che si moltiplicano e si accumulano sulla struttura originaria dei luoghi, con una profonda degradazione dei linguaggi più antichi. Si assiste cosi a una generale degradazione di questi spazi narrativi, con crescenti processi di banalizzazione della qualità paesaggistica dove, come effetto più evidente, emerge la mancanza di coerenza, caratterizzazione e riconoscibilità dei contesti territoriali.

In queste condizioni di degrado dei linguaggi espressivi si situa tutta l’importanza della poetica del progetto, intesa come atto creativo tipico di un procedimento artistico, dove principale obiettivo non è solo quello di soddisfare le forti aspettative di riqualificazione o di reinventare forme d’uso più appropriate, ma anche quello di ricostruire l’immaginario dei luoghi, nella consapevolezza che un luogo, sia esso un giardino o un intero territorio, non può esistere senza l’immaginario collettivo che lo inventa.